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Yoon verso l'impeachment, scioperi in Corea del Sud

Yoon verso l'impeachment, scioperi in Corea del Sud

Il voto entro il weekend, ma il partito al potere si oppone

PECHINO, 04 dicembre 2024, 21:18

di Antonio Fatiguso

ANSACheck
Mozione di impeachment,  'Yoon ha violato la Costituzione ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

 Il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha dichiarato la legge marziale, durata solo sei ore, per sottrarsi alle indagini a suo carico. La mozione di impeachment delle opposizioni, depositata in Parlamento e in votazione entro sabato, accusa Yoon di aver "violato gravemente e ampiamente la Costituzione e la legge" a causa di una mossa "motivata non da preoccupazioni per la sicurezza nazionale ma dall'intento di eludere le indagini sulle accuse penali che coinvolgono il presidente e la sua famiglia", la moglie Kim Keon-hee 

 

 

 

Seul è passata dallo shock del tentato golpe alla rabbia del mattino. La Corea del Sud si è risvegliata in una tranquillità surreale, senza militari e blindati per le strade, ma con migliaia di persone intenzionate a manifestare in difesa della democrazia e a chiedere le dimissioni immediate di Yoon. Molte le dimostrazioni spontanee in tutto il Paese, con un presidio massiccio intorno al Parlamento, il cui voto notturno contro la legge marziale ha neutralizzato in modo decisivo il blitz tentato dal presidente. Con pochi segni di stanchezza per la notte insonne tra i timori che stessero svanendo decenni di progressi democratici, la folla ha sventolato cartelli multicolori e cantato l'inno nazionale sudcoreano. In serata, invece, c'è stata la grande veglia e la marcia di decine di migliaia persone verso l'ufficio presidenziale, nel distretto di Yongsan. I sindacati, tra cui il più grande rappresentato dalla Korean Confederation of Trade Unions e quello della conglomerata Hyundai, hanno annunciato scioperi a oltranza fino all'uscita di scena di Yoon, autore di "misure irrazionali e anti-democratiche".


La protesta, insomma, ha preso vigore e riduce i margini di manovra della presidenza, visto l'imminente voto sull'impeachment. La relativa mozione è stata depositata e firmata da 191 deputati: affinché passi e si apra il procedimento alla Corte costituzionale, è necessario arrivare al via libera di 200 sui 300 complessivi dell'aula. In serata, dopo un lungo e travagliato vertice, il People Power Party di Yoon (che ha 108 seggi all'Assemblea nazionale) ha deciso di respingere la messa in stato d'accusa. "Molti legislatori che hanno partecipato alla riunione del partito hanno affermato che si oppongono all'impeachment", ha riferito l'agenzia Yonhap. La partita quindi resta aperta e bisognerà trovare tra le file del People Power Party un numero sufficiente di dissidenti per far approvare la mozione.


L'intero governo e lo staff presidenziale intanto hanno offerto le dimissioni in una giornata tesa e arricchitasi delle inquietanti ricostruzioni delle ore convulse che hanno preceduto la dichiarazione della legge marziale. Yoon ha convocato una riunione di gabinetto nella tarda serata di martedì, trovando "la maggior parte" dei presenti contraria alla stretta. Tra questi, il premier Han Duck-soo, il ministro degli Esteri Cho Tae-yul e quello delle Finanze Choi Sang-mok. Mentre ha avuto il sostegno del ministro della Difesa Kim Yong-hyun, anche lui destinatario di una mozione di impeachment delle opposizioni e figura di punta della 'fazione Chungam,' composta dai fedelissimi che sono andati alla stessa scuola del presidente.


Alla fine sarebbe stato lo stesso Yoon a spingere per la legge marziale in nome della lotta "alle forze anti-Stato" e "pro-Pyongyang" rappresentate, secondo lui, dalle opposizioni.

Il segretario di Stato americano Antony Blinken, parlando dalla ministeriale Nato di Bruxelles, ha confermato che Washington non era a conoscenza della mossa di Yoon, sottolineando l'importanza della democrazia in Corea del Sud e sollecitando una risoluzione pacifica e legale delle controversie politiche. Per gli Usa un respiro di sollievo vista la presenza dei 28.500 soldati statunitensi sul territorio sudcoreano a protezione dell'alleato dalle intemperanze della Corea del Nord di Kim Jong-un e il ruolo strategico di Seul negli assetti dell'Indo-Pacifico.

La Borsa di Seul, infine, ha resistito allo shock, cedendo solo l'1,44% grazie alla tenuta del cordone eretto dal ministero delle Finanze e dalla Banca centrale: una prima prova superata in un percorso ancora ricco di incognite. 

 

 

 

 

 

 

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