"Dopo quasi un anno di attesa e di continui solleciti, è arrivato il decreto che ripartisce in tre anni i 30 milioni di stanziamento per il reddito di libertà", afferma l'associazione Donne in Rete contro la Violenza (D.i.Re) e viene confermato da fonti ministeriali che il decreto è chiuso, 'bollinato' dalla Ragioneria di Stato ed in attesa di essere pubblicato in Gazzetta ufficiale.
Che cosa è il reddito di libertà? Si tratta di un fondo che punta a favorire, attraverso l'indipendenza economica, percorsi di autonomia e di emancipazione delle donne vittime di violenza in condizione di povertà. Il contributo è stabilito 'nella misura massima di euro 500,00 euro pro capite su base mensile per un massimo di dodici mensilità'.
"Pur sembrando una buona notizia - afferma Antonella Veltri presidente D.i.Re - Donne in Rete contro la violenza - crediamo sia importante sottolineare che questi fondi sono attesi da quasi un anno dalle donne che ne hanno fatto richiesta. In molti casi, questo ritardo ha pregiudicato i percorsi di libertà delle donne, che hanno dovuto rivedere i loro progetti di vita. Quello che non sembra chiaro al governo è che le vite delle donne non possono aspettare".
Secondo Veltri, "oltre alla lunga attesa non giustificata, questo provvedimento presenta un'ulteriore criticità: le donne che avevano già presentato domanda devono ripetere la procedura, con evidenti e immaginabili difficoltà e pesantezze. Non è questo il sostegno ai percorsi di libertà che auspichiamo per le donne accolte dai Centri antiviolenza" conclude la presidente.
"Un ritardo indecente da parte di un governo che lotta contro la violenza sulle donne solo a chiacchiere", dice la senatrice Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di Italia Viva. "Il Reddito di libertà, ideato da Lucia Annibali nella scorsa legislatura e fortemente sostenuto da Italia Viva, è uno strumento fondamentale perché fornisce alle donne vittime di violenza la libertà economica per staccarsi dai compagni violenti e denunciarli. Il fondo deve essere aumentato - aggiunge Paita - ma è incredibile che, quando le risorse ci sono, chi ne ha bisogno non possa usufruirne per intoppi burocratici. Con la beffa per le donne che hanno già fatto richiesta di dover ripresentare la domanda". "È così che il governo pensa di aiutarle?", conclude.
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