Luigi Nicholas Mangione, incriminato per l'assassinio del ceo di UnitedHealthcare, Brian Thompson, avvenuto il 4 dicembre scorso a Manhattan, è il rampollo di un'abbiente famiglia italoamericana di Baltimora. Ha 26 anni ed è un ex studente di computer in un'università della Ivy League.
La famiglia di Mangione vive negli Stati Uniti da tre generazioni. Il nonno Nicholas, un costruttore figlio di emigranti, aveva fatto fortuna con una rete di country club, case di riposo e una stazione radio, mentre un cugino di Luigi, Nino, è deputato repubblicano conservatore al parlamento statale del Maryland.
La pistola creata con una stampante 3D
Sempre nel Maryland, Luigi Mangione ha frequentato una costosa scuola privata per soli maschi e ha studiato informatica presso l'Università della Pennsylvania. È un appassionato di intelligenza artificiale e videogiochi. Il suo ultimo domicilio conosciuto è Honululu.
Quando è stato fermato dalla polizia, Mangione aveva con sé - oltre a un passaporto americano e quattro documenti di identità falsi - una pistola con silenziatore simile a quella usata per uccidere Thompson: si tratterebbe di una 'ghost gun', un'arma invisibile ai controlli messa assieme con la stampante 3D.
La passione per l'Unabomber americano
Il giovane aveva con sé anche un "manifesto" ispirato a Theodore Kaczynski, il matematico di Harvard soprannominato Unabomber che negli anni '90 tenne in scacco l'America con una catena di pacchi bomba. Luigi Nicholas Mangione ammirava e metteva il like sui social alle invettive dell'ecoterrorista contro gli antidepressivi ("Immagina una società che assoggetta le persone a condizioni che li rendono infelici e poi dà loro i farmaci per togliere la loro infelicità").
Due paginette scritte a mano, il documento-manifesto contiene accuse alla "corporate America" e in particolare alle le mutue private che antepongono i profitti al bene degli assicurati. "Questi parassiti se la sono cercata... Mi scuso per ogni conflitto e trauma, ma andava fatto", sono alcune delle frasi scritte da Mangione, che dice di aver agito da solo e di essersi autofinanziato.
Le parole sui bossoli e i soldi del Monopoli
Secondo il New York Post, il ragazzo era rimasto scioccato per come era stato trattato un parente malato. Tutto confermerebbe dunque quello che è stato fin dall'inizio il sospetto degli investigatori: un killer "arrabbiato" con il sistema miliardario delle mutue. Gli ultimi tasselli chiarirebbero, infatti, il mistero delle tre parole incise sui bossoli trovati sul luogo del delitto - "Deny, Depose, Defend" (negare, deporre, difendere) evocatrici di quelle usate dalle assicurazioni come UnitedHealthcare per negare i rimborsi - così come i soldi finti del Monopoli (il gioco per molti simbolo dell'avidità delle corporation) ficcati nello zaino di marca abbandonato il 4 dicembre, la mattina stessa del delitto, a Central Park assieme al giaccone firmato Tommy Hilfiger.
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