"È un'occasione di festa". Così
Maurizio Cattaruzza, storico giornalista del Piccolo, appena
andato in pensione, ha definito la presentazione del suo libro,
"PICCOLezze" (edito da Mgs Press), ieri al Caffè San Marco,
bonaria presa in giro della professione del giornalista e,
ovviamente, in particolare del giornalista al quotidiano di
Trieste.
Pragmatica disillusione nelle sue parole - pungolato in una
lunga intervista dal direttore del Piccolo, Fabrizio Brancoli -
nell'invitare i colleghi "a non prendersi troppo sul serio" e
insistendo sull' attività "di servizio" che deve svolgere il
giornalista. Cattaruzza, da correttore di bozze a caporedattore
ha ripercorso le tappe, cadenzate dai nomi dei colleghi e dei
direttori, che hanno segnato la sua lunga carriera, ravvivate da
una serie di aneddoti e di spunti offerti dalla cronaca dei
decenni della città. E lo ha fatto davanti a una platea di
giornalisti pensionati, lavoratori della tipografia, correttori
di bozze, operatori della segreteria. Non solo nostalgia: "Oggi
sono tanti i giovani colleghi molto preparati, più di quanto non
fossimo noi, che sanno utilizzare molto bene i computer, i
cellulari, dispositivi vari, anche se manca loro un guizzo, un
aggettivo 'storto' che li caratterizzi".
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