Il presidente serbo Aleksandar
Vucic ha nuovamente respinto ogni coinvolgimento di Belgrado
nell'esplosione dell'acquedotto avvenuto la sera del 29 novembre
nel nord del Kosovo, e ha denunciato quello che ha definito un
"grande e duro attacco ibrido" contro la Serbia.
Parlando in una conferenza stampa trasmessa in diretta tv,
Vucic ha accusato il premier kosovaro Albin Kurti e l'intera
dirigenza di Pristina di aver puntato immediatamente il dito
contro la Serbia, senza voler attendere i risultati di una
inchiesta obiettiva su quanto accaduto. Inchiesta alla quale, ha
sottolineato, Belgrado intende dare il suo contributo
collaborando con tutte le parti, compresi gli inquirenti di
Pristina.
"Siamo assolutamente aperti a una piena collaborazione con
Eulex, Kfor, con tutti e su ogni questione", ha affermato il
presidente. Ne' Belgrado nè la Serbia - ha aggiunto - hanno
alcun collegamento con quanto accaduto nel nord del Kosovo, e
sarà l'inchiesta a far luce su quanto accaduto e sui
responsabili di tale sabotaggio. Per Vucic le accuse frettolose
e senza alcun fondamento di Pristina alla Serbia sono state una
"messa in scena a beneficio dell'opinione pubblica
internazionale, e anche di quella interna".
Nel suo intervento dinanzi alla stampa, Vucic ha detto di
ritenere che l'attacco all'acquedotto sia stato orchestrato da
albanesi (del Kosovo) e forse da singoli serbi che collaborano
con (il premier kosovaro) Albin Kurti, anche se Belgrado non ha
conferme ufficiali al riguardo. "Se verrà appurato che un
qualche serbo abbia avuto un ruolo in tutto ciò, verrà
immediatamente arrestato e immediatamente processato. Ma temo
che non sarà così", ha detto Vucic. Il presidente, sottolineando
come Belgrado non avesse il benchè minimo interesse a mettere in
atto un attentato all'acquedotto, che serve anche la popolazione
serba locale del nord del Kosovo, ha quindi esposto cinque
ragioni che, a suo avviso, hanno indotto Pristina ad accusare la
Serbia. La prima è quella di voler imporre lo stazionamento di
reparti della Forza di sicurezza del Kosovo nel nord del Paese a
maggioranza serba, per decretare una crescente presenza di
Pristina nei territori abitati da serbi. La seconda è di
danneggiare l'immagine della Serbia e frenare il suo cammino
verso l'integrazione nella Ue. Terzo motivo per Vucic sono le
prossime elezioni politiche in programma in Kosovo il 9
febbraio, con la volontà di presentare i serbi e il partito
Srpska Lista come terroristi che non hanno diritto di
partecipare alla vita pubblica e politica del Paese. Un'altra
ragione, ha aggiunto, è la volontà del premier Kurti di
migliorare la sua immagine e il suo rating di popolarità in
calo, mentre l'ultimo motivo per spiegare il comportamento di
Pristina è quello di proseguire con la politica di terrore e
persecuzione delle comunità serbe in Kosovo, e in particolare al
nord.
Vucic si è poi riferito polemicamente a una dichiarazione del
tedesco Michael Roth, capo della commissione esteri del
Bundestag, secondo il quale se verrà dimostrata la
responsabilità di Belgrado nell'attentato all'acquedotto, ciò
comporterà lo stop al negoziato di adesione alla Ue. Le parole
di Roth, ha detto Vucic, non sono state una sorpresa dal momento
che si tratta a suo dire di un lobbista sostenitore albanesi sin
dal 1999 (dal conflitto armato in Kosovo, ndr). "In questo caso
sono pienamente d'accordo con il signor Roth. Se verrà
dimostrato che Belgrado è responsabile, vi chiedo di
interrompere il nostro cammino europeo", ha detto il presidente
serbo.
Gli Usa hanno condannato l'attacco alle infrastrutture
idriche del Kosovo. "Condanniamo l'attacco del 29 novembre alle
forniture idriche del Kosovo", ha scritto il portavoce del
dipartimento di Stato Matthew Miller su X. "Sosterremo gli
sforzi per trovare e punire i responsabili e apprezzeremo tutte
le offerte di supporto a tale sforzo", ha aggiunto.
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